lunedì, novembre 19, 2012

Le Bambine Scorbutiche di Oggi Sono le Donne Scorbutiche di Domani


Al culto di Halloween mi aveva già convertita, nel '94, Nightmare Before Christmas.
E non so se sia stato un bene, ché da allora ho sempre guardato con occhi languidi all'inettitudine.
Perché, parliamoci chiaro, Jack non era altro che un inetto. Un disadattato. Un diverso.
Incredibilmente figo.

Ma io volevo dire un'altra cosa, che con Tim Burton c'entra poco, e cioè che quel primissimo contatto con il giorno pagano delle zucche aveva causato come diretta conseguenza la riesumazione da parte di mia madre di un piccolo albo illustrato: Il Grande Cocomero.
Il libello conteneva una raccolta delle strisce di Charles Monroe Schulz, tutte incentrate su di un personaggio [Linus] e sul suo oggetto di adorazione - il Grande Cocomero, appunto.
 … e la notte di Halloween Il Grande Cocomero sorge dall’orto dei cocomeri più sincero, e vola per l’aere con il suo sacco di doni per tutti i bimbi del mondo…"
Il primo e più immediato effetto di questa lettura fu quello di rendermi una fedele proselita del grandecocomerismo, fatto che si tradusse nella produzione di zucche di Halloween sempre più elaborate e nel feroce rifiuto di altre festività blasfeme, quali il Natale.
Ma fu la seconda conseguenza, quella che più lentamente e subdolamente mise le sue radici, ad influenzarmi maggiormente negli anni successivi: la scoperta di Lucy.

Lucy all'inizio fa paura.
Fa paura perché ha la faccia torva e picchia il fratello con inaudita ferocia, come se fosse una cosa normale.
Picchia il fratello con inaudita ferocia, come se fosse normale e per qualunque motivo le risulti valido in quel momento.
Fa un uso smodato del termine deficiente.
E' cinica.
E' cattiva.
E pure un po' cessa.
Io, che vivevo sotto l'influsso della leggiadria delle principesse Disney, snelle, belle, magre e con la voce di un usignolo [e completamente succubi], non ero preparata ad accettare una figura del genere.
Una figura che non poteva che rappresentare lo stereotipo della futura zitella.
E io ho vissuto nel terrore di morire sola divorata dai gatti a partire dall'età di tre anni [dando molte preoccupazioni a mia madre].
Poi però successe il fatto. Lessi questa striscia:
Capii immediatamente che qualcosa di molto importante era contenuto in quelle poche parole.
Ovvero: "Lucy è fiera di se stessa, è determinata ed ha un progetto per il futuro, che si basa sull'essere niente più e niente meno che se stessa. Cioè una stronza".
Non mi servì altro per rendere quella frase uno dei miei slogan preferiti, e per eleggere Lucy Van Pelt mio indiscusso Leader.
La mia filosofia di vita nel periodo pre-adolescenziale ricalcava la sua a tal punto da comprendere la tendenza a prendere delle sbandate per dei tizi che non mi si filavano affatto, che portavo avanti con cieca determinazione e non poca irrazionalità, specie se si considera il fatto che - di solito - l'oggetto dei miei desideri era incarnato da un divo di Hollywood.
Sebbene io abbia superato con successo questa fase [faccio convenzionalmente coincidere la data con l'uscita del film Troy, grazie al quale persi ogni interesse per Orlando Bloom e dichiarai guerra all'industria Hollywoodiana], è necessario sottolineare come l'ostinato - e vano - tentativo di Lucy di conquistare Schroeder la renda il personaggio a 360° che è.
E no, non si capirà mai perché tante donne, anche intelligenti, sprechino tempo ed energie dietro a uomini che non meritano né tempo né energia. Ma forse qualche psicologo ha già le sue teorie.
Probabilmente sbagliate.

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