Ho avuto il mio primo contatto con Sailor Moon nel 1995.
Al tempo andava in onda la seconda stagione, Sailor Moon - La Luna splende.
Le guerriere dovevano vedersela con Ail e An, una coppia di alieni
giunti sul nostro pianeta per nutrirsi dell'energia degli umani. Per
passare inosservati, vestivano i panni di François e Michelle, fratello e
sorella, nonché compagni di scuola di Bunny.
Io però non avevo particolare interesse per la trama. Ciò che mi
attirava era l'idea di essere Sailor Mars, che aveva i capelli
lunghissimi, saltellava sui tacchi e infiammava le pergamene tenendole
tra due dita. E io, in virtù del mio nome, non potevo essere altri se
non Sailor Mars. Avevamo anche quasi lo stesso colore di capelli. E poi
mi piaceva il rosso.
Col tempo avrei scoperto di avere molti più tratti in comune col
personaggio di quanti ne potessi comprendere a cinque anni - come il
caratteraccio, tanto per dirne uno. Questo, però, non ha fatto che
fortificare in me l'idea di essere, in realtà, Sailor Mars, e il fatto
che anche quando andavo alla scuola materna la sapevo lunga.
La decisione di rivedere tutti gli episodi di tutte le serie di Sailor
Moon ha avuto altri più importanti e più inaspettati risvolti.
Primo: ho scoperto che la prima serie era autoconclusiva, che tutte le
guerriere venivano uccise nella battaglia finale, per poi essere
resuscitate da Luna e Artemis, che le rispedivano nel mondo con la
memoria cancellata. Non sapevano più di essere amiche, e Marzio non
ricordava di essere innamorato di Bunny, che, a quel punto, avrebbe
anche potuto tornare a sbavare dietro a Moran - personaggio portato
avanti per tutta la prima metà della serie, che poi svanisce nel nulla
senza un motivo preciso. Ma, come era prevedibile, nella seconda serie
di Moran non c'è traccia alcuna.
Tornando a La Luna splende e, più in particolare, ad Ail e An, mi
sono d'un tratto resa conto che il fatto che i due, in realtà una
coppia, si fingessero fratello e sorella ha un che di turpe. Come se non
bastasse, Ail, mentre veste i panni di François, scopre di avere un
debole per Bunny - non sapendo che in realtà si tratta di Sailor Moon - e
An, che si spaccia per "Michelle", si innamora di Marzio. Da bambina
credevo che ciò si spiegasse col fatto che i due alieni si amassero e
che i loro alter ego umani avessero sentimenti diversi, ma, più
semplicemente, si trattava di corna. O di sperare di fare le corna.
Turpitudine aggiunta.
Di dettagli che mi erano sfuggiti quando indossavo i grembiulini ce ne
sono tanti altri: scene in cui i personaggi aprono e chiudono la bocca
senza parlare, con musiche a caso come sottofondo ["Tanto i bambini non
si accorgeranno mai che abbiamo tolto questi dialoghi, muahahahah"],
l'abbondante fetta di chiappa sfoggiata da Morea quando si trasorma in
Sailor Jupiter [mi ci sono voluti circa quindici anni per capire come
mai quella stangona fatta solo di cosce piacesse a tutti i maschi], la
relazione omosessuale [censuratissima] tra Sailor Uranus e Sailor
Neptune, il fatto che se Marzio va all'università e Bunny alle medie è
pedofilia.
Ma un capitolo speciale è quello delle Sailor Starlights, apparse in Petali di Stelle per Sailor Moon.
Io, che vidi per la prima volta la serie nel 1997, non mi feci troppe
domande: tre ragazzi si trasformavano in guerriere mezze nude per
aiutare Sailor Moon. E avevo indovinato, perché era così che aveva
voluto Naoko Takeuchi quando aveva scritto il manga.
Ma ad Alleanza Nazionale la faccenda non
piacque molto, perché avrebbe - riassumendo - reso gay i bambini
italiani che guardavano Sailor Moon. La storia andava quindi cambiata, e
i tre giovani non si sarebbero trasformati in fanciulle in tenuta
sadomaso: avrebbero, semplicemente, avuto tre sorelle gemelle in tenuta
sadomaso, e le avrebbero evocate per combattere al posto loro - insomma,
meglio tirar su una generazione di uomini scansafatiche che di gay.
Tutta questa sovrastruttura volta a
prevenire l'omosessualità però è macchinosa e complicata, e meno facile
da assorbire per la mente di un bambino, che può trovare più logico e
immediato un maschio che si trasforma in femmina di un maschio che evoca
una femmina. E si trattava comunque di qualcosa di meno turpe rispetto
agli alieni incestuosi e fedifraghi, passati incensurati sulle nostre
televisioni.
AN's logic.
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